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Nessuno tocchi l’elettrica, ma i guai arrivano | Aveva ragione Marchionne: ‘Mai puntare su un solo cavallo’

Auto elettriche in fase di ricarica – giornalemotori.it (foto iStock)

Sì, proprio così. E se ci fossimo accorti con un ritardo clamoroso di aver fatto un buco nell’acqua? Qualcuno sta già correndo ai ripari

Che dire? Che lo avevamo già previsto da tempo? Che già i segnali erano più che evidenti magari, ma che nessuno voleva davvero vederli. D’altra parte ci sta anche non ammettere la sconfitta, ma facciamolo con eleganza.

È normale che in un momento come questo sia difficile per il settore BEV (acronimo che sta per ‘veicolo alimentato a batteria’) guardarsi dritto in faccia e riconoscere apertamente di aver fatto male i conti.

Nessuno sta accusando di aver toppato tecnologia, che anzi, al momento sembra l’unica soluzione riproducibile in larga scala per affrontare il problema delle emissioni. Diciamo solo che qualcosa è andato storto, o che forse eravamo e siamo tuttora troppo arretrati rispetto all’utilizzo di questa tecnologia.

Un treno passato troppo presto

Però ormai i giochi sono fatti. Come dire: il treno del veicolo elettrico è stato preso in corsa, ma forse non avevamo con noi il bagaglio necessario per affrontare questo lungo e difficile viaggio. Pensavamo che non sarebbe più passato, ma alcuni treni passano di nuovo quando meno te lo aspetti. E probabilmente avremmo fatto bene ad aspettare ancora un po’. Giusto il tempo necessario per consolidare una tecnologia e studiare a fondo le sue ricadute pratiche nel medio-lungo periodo.

Una volta avviato il processo di elettrificazione del settore auto, non si è più potuto tornare indietro, vuoi per gli investimenti allocati nella ricerca, vuoi per gli interessi politici che hanno mosso questa scelta. Intanto ci siamo trovati in pochissimo tempo a fare i conti con una miriade di nuovi problemi del tutto inediti per il settore automobilistico: scarsa autonomia, prezzi delle batterie alle stelle, difficoltà nell’abbattimento dei tempi di ricarica, inquinamento ambientale e sfruttamento delle terre rare. Già per ognuno di questi si potrebbe aprire un capitolo a parte.

Linea robotizzata di produzione – giornalemotori.it (foto iStock)

I maggiori gruppi automotive stanno rallentando la corsa

Inoltre, come se non bastasse, a complicare ulteriormente le cose si è messa in mezzo la Commissione europea con il divieto di produrre auto con motori termici a partire dal 2035. Una scelta coraggiosa, che sta però spingendo i costruttori a spingere sempre di più su un mercato poco reattivo, anzi, che in alcuni casi ha dimostrato segnali di recessione. Lo dimostrerebbe il fatto che diverse case automobilistiche stanno annunciando rallentamenti nella produzione di auto elettriche a causa di una domanda inferiore alle previsioni.

Volkswagen ha temporaneamente ridotto la produzione di auto elettriche a causa di una domanda più bassa del 30%. Anche il gruppo francese Renault, per voce del suo numero uno Luca de Meo, ha richiesto uno slittamento del divieto di vendita di auto a benzina al 2040, sottolineando gli annosi problemi dei costi delle elettriche. Nel frattempo anche Ford ha annunciato di aver rallentato il ritmo di produzione perché i clienti esitano a fare il passo verso l’elettrico. Sembrerebbe inoltre che i consumatori si concentrino maggiormente sui costi piuttosto che sugli aspetti ambientali nella scelta di acquistare un’auto. E fino a quando il disco non cambia, ci ritroveremo con un grave problema di accettazione sociale. Intanto il primo passo è limitare la sovrapproduzione, così da permettere ai capitali investiti di circolare e non di rimanere immobilizzati.