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Autovelox, credi di sapere proprio tutto sui cartelli di segnalazione? Una sentenza della Corte di Cassazione ti farà ricredere

Cartello di segnalazione dell’autovelox- giornalemotori.it (foto iStock)

Spesso ci si lamenta del fatto che gli automobilisti devono essere avvisati per tempo della presenza dell’apparecchio. Ma cosa sappiamo della distanza tra cartello e autovelox? Una sentenza dice tutto 

Gli autovelox stanno dando del bel filo da torcere a tutti gli automobilisti in quest’estate infuocata. Sotto tutti i punti di vista. Sarà colpa del calore che ha dato alla testa, sarà la pioggia di verbali come se non ci fosse un domani, gli autovelox sono stati in questo periodo sempre al centro delle nostre preoccupazioni.

In effetti qualche motivo per avere terrore di questi apparecchi dovremmo averlo. Pensiamo se fossimo noi gli sfortunati abitanti di quei posti dove sono installati apparecchi in grado di elevare con un’unica telecamera, e in un solo mese, una mitragliata di 24.000 multe.

Proprio quel che è successo nei dintorni di Cadoneghe, un ameno paesino della campagna padovana dove le auto sono abituate a circolare a velocità ovviamente differenti rispetto a quelle previste per le strade cittadine. Dall’oggi al domani un autovelox pirata è stato installato e tempo zero ha iniziato a mietere le sue vittime, tra queste anche l’ex sindaco Gottardo che ne ha prese ben quattro.

Il caso Cadoneghe: Italia leader nel malgoverno della questione sicurezza

Dopo le furiose proteste dei cittadini con sit in e manifestazioni, si è arrivati per giunta a far saltare in aria la telecamera con un atto di sabotaggio organizzato. Nonostante ciò, il primo cittadino, convinto della sua buona fede e della legittimità dell’installazione, ha replicato: “Ne metterò un altro“. Questo è il modo in cui si sta decidendo di affrontare la questione. Intanto però le manifestazioni sono finite fin sotto le porte della prefettura.

Perché il caso di Cadoneghe è così importante? Perché rappresenta al meglio quel non vorremmo mai a poi mai che le amministrazioni locali facessero con i soldi pubblici. Ossia investirli in apparecchi travestiti da presunti dispositivi di sicurezza per estorcere quattrini ai cittadini. Il caso Cadoneghe rappresenta un ciclo completo di investimento e mantenimento dell’apparato burocratico e amministrativo locale proprio da manuale. Il sindaco continua a sostenere la sua buona fede, ma ovviamente un numero così alto di multe in un solo mese è sintomatico di una situazione quantomeno sospetta. Almeno questo potremo ammetterlo.

Autovelox – giornalemotori.it (foto iStock)

La distanza del cartello: una storia non del tutto chiara

Il problema, nel caso degli autovelox che multano a raffica, spesso deriva da un fattore che non si tiene mai abbastanza in considerazione: la distanza tra il cartello di segnalazione e la telecamera. Le sentenze dei tribunali sottolineano come la presenza di questo cartello sia obbligatoria, e il Codice della Strada stabilisce che deve essere chiaro e ben visibile. Già, ma a quale distanza va posto questo cartello per poter eventualmente impugnare un verbale?

Qui la questione si fa più scivolosa, perché anche se di norma il cartello dovrebbe essere posto a minimo 400 metri di distanza, una sentenza della Cassazione del 2020 ribalta la questione, non parlando affatto di nessuna distanza con particolare dettaglio, ma solo di una distanza “sufficiente”. Questo caso è nato da un automobilista multato per eccesso di velocità, ma che affermava di essere in uno ‘stato di necessità’ mentre cercava il suo medico. Il giudice di pace ai tempi annullò la multa, ma il tribunale di Matera la ripristinò. In Corte di Cassazione il conducente ha sostenuto che mancavano indicazioni sulla segnaletica di avviso, ma la Corte ha respinto il ricorso, affermando che una distanza specifica non è richiesta dalla legge, e il cartello di avviso posto poco prima è da considerarsi sufficiente per rallentare in tutta sicurezza.