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Auto elettriche e terre rare: quello che consumiamo di più è anche quello che più inquina | Il dato shock di uno studio

Cava di rame – giornalemotori.it (foto iStock)

La lavorazione dei materiali critici che compongono le batterie e i motori elettrici, come il litio, il cobalto e le altre terre rare, ha un impatto ambientale che l’industria sembra ignorare. Ma c’è un elemento che più di tutti continua a fare la differenza

Questo momento storico che chiamiamo “transizione energetica” ci costringe ad affrontare delle sfide epocali. Costruire, utilizzare e produrre di più sprecando meno. Potrebbe essere riassunto così l’obiettivo che ci siamo posti da qui al 2050.

Anche il mercato delle auto elettriche si trova davanti a questa grande sfida futura, e in un certo senso potrebbe rappresentare un vettore importante per lasciarci alle spalle l’utilizzo dei derivati del petrolio e di tutto ciò che ha a che fare con un’impronta carbonica di grandi dimensioni.

Ma il suo contributo potrebbe risultare solo all’apparenza utile, o indispensabile per indicare una strada da seguire, ma non per tracciare una strada a senso unico. La transizione energetica e i suoi obiettivi di sostenibilità, non rappresentano un cammino lineare. Per capire nel concreto questo che significa facciamo un esempio. Tutti i costruttori puntano sulle auto elettriche, ma queste richiedono molte materie prime.

La caccia alle materie prime

Secondo uno studio recente redatto dalla Energy Transitions Commission – una coalizione globale di aziende energetiche e petrolifere, fornitori di tecnologia, banche e ONG ambientaliste, tra cui Volvo, ArcelorMittal, Iberdrola, Shell e Allianz – la transizione energetica richiederà molte materie prime da qui al 2050. Di questa assoluta verità ne abbiamo già avuto un timido assaggio con l’attuale crisi dei semiconduttori.

Secondo questo documento però, le risorse naturali e minerarie sarebbero più che sufficienti per soddisfare il fabbisogno di un sistema energetico globale a zero emissioni di carbonio, un sistema che avrà un impatto ambientale molto inferiore rispetto all’attuale basato sui combustibili fossili. Su questa visione però ci sono dei pareri contrastanti. Perché secondo altri, ad esempio il CEO di Stellantis, Carlos Tavares, e l’Agenzia Internazionale dell’Energia, le risorse di litio già scarseggianti, finiranno per innescare una guerra delle materie prime fra chi vorrà metterci mano.

Miniera di carbone – giornalemotori.it (foto iStock)

Terre rare e meno rare: una le batte tutte

I numeri delle terre rare fanno paura solo a guardarli: il fabbisogno totale di materiali per la transizione energetica è stimato in circa 6,5 miliardi di tonnellate, con una domanda di acciaio, alluminio e rame pari al 95% del totale presente sul pianeta ed estraibile dal sottosuolo. Avremmo bisogno di 170 milioni di tonnellate di grafite, 100 milioni di tonnellate di nichel, 65 milioni di tonnellate di silicio, e “solo” 20 milioni di tonnellate di litio e 6 milioni di tonnellate di cobalto. Tutte le batterie necessarie per l’elettrificazione di tutti i veicoli richiederanno al massimo un milione di tonnellate di materie prime rare all’anno, afferma l’analisi, che sottolinea come su questo frangente sia necessario incrementare il riciclaggio. Ma anche qui il dato è contrastante, perché secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, sarebbero necessari 5,3 milioni di tonnellate solo di carbonato di litio da qui al 2030. Quindi i conti non tornano.

Comunque, stime a parte, non c’è nessuna terra rara che sommata insieme alle altre, batta per quantità un altro elemento da cui difficilmente ci separeremo nel medio-lungo periodo: il carbone, il combustibile fossile più sporco in assoluto. L’analisi sottolinea che la domanda annuale di carbone è superiore di gran lunga alla quantità totale di materiali di cui avremo bisogno entro il 2050. Secondo i calcoli, ogni anno sono necessari 8 miliardi di tonnellate di questo idrocarburo. E in effetti nel 2022 è stato utilizzato più carbone che mai secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, contribuendo a un aumento della temperatura media globale compreso tra 0,3 e 1ºC anche quest’anno.