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Biocarburanti, la realtà non è come sembra: di sostenibile hanno ben poco | Ecco cosa ‘nascondono’

Biocarburanti – giornalemotori.it

Non tutte le forme di carburante alternative ai derivati del petrolio hanno un impatto ridotto sull’ambiente: quello che non ti aspetti sul biodiesel

L’annoso problema energetico sarà da qui in avanti sempre più al centro delle nostre preoccupazioni, in tutti i settori. Quello dei trasporti rappresenta l’elemento trainante di questo grande interrogativo.

Abbiamo già avuto modo di osservare le complicazioni che un mondo totalmente elettrificato potrebbe portare con sé. Perlomeno fintanto che le infrastrutture di distribuzione energetica non si adegueranno ai picchi di richiesta degli utenti e alla capacità di assorbire le enormi quantità di elettricità potenzialmente generata dalle fonti rinnovabili.

Al momento infatti il taglio sistematico dell’energia sovrabbondante prodotta in determinate occasioni dalle rinnovabili – di per sé capricciose, perché decidono loro quando e quanto produrre – porta le compagnie energetiche a dover “tagliare” l’energia in più che la rete non riesce ad assorbire o di cui gli utenti non hanno bisogno in quel momento.

Biomasse VS electronic fuels

Si tratta di gigawatt buttati letteralmente al vento. Ma al momento non disponiamo di altre alternative se non di far fuori l’energia sovrabbondante. È una pratica sistematica che si è pensato in qualche modo di arginare deviando questi picchi di energia non pianificata nella produzione di grandi quantità di altre forme di energia, come gli “electronic fuels”. Insieme alle biomasse, questi tipi di carburanti sintetici prodotti a partire dall’idrogeno, rappresentano un buon punto di partenza per sostituire gradualmente l’utilizzo dei derivati del petrolio.

Come per i biocarburanti, anche gli e-fuels sintetici si producono praticamente da processi che utilizzano materie prime già esistenti in natura, e quindi sono rinnovabili per definizione. Nel primo caso l’energia si produce a partire da biomasse, nel secondo da idrogeno generato a partire da solare ed eolico. In entrambi i casi non si tratta di carburanti a zero emissioni, ma con un impatto carbonico inferiore rispetto a petrolio e gas naturale. La loro impronta risulta dunque piuttosto sostenibile per il pianeta.

Deforestazione causata da colture non sosteni – giornalemotori.it

Biocarburanti poco sostenibili

O almeno questo si pensava. I carburanti vegetali derivati da biomasse hanno invece rivelato un loro lato oscuro che nessuno aveva mai considerato. Il biodiesel, spesso considerato un carburante ecologico, presenta diversi problemi che ne riducono l’efficacia e la sostenibilità. L’80% del biodiesel infatti deriva da prodotti come l’olio di palma che, come noto a tutti, contribuisce alla deforestazione. Ma in questi anni diversi tentativi di greenwashing hanno mascherato questo suo effetto secondario sul pianeta.

Alcuni studi dimostrano che i biocarburanti emettono il doppio o addirittura il triplo delle emissioni di CO2 del gasolio. In Italia l’uso di biocarburanti nel settore dei trasporti ha raggiunto solo il 4,8% rispetto all’obiettivo del 10% stabilito dalle Direttive europee sulle rinnovabili. Gran parte dei biocarburanti utilizzati sono derivati da colture alimentari, ma dato il loro impatto tutt’altro che sostenibile, verranno esclusi entro il 2030. Come l’olio di palma, a cui diremo definitivamente addio a partire da quest’anno. L’uso di derivati dalla lavorazione di oli vegetali comporta un aumento delle emissioni di CO2 causato dalla sempre più spinta sostituzione di suolo agricolo e dalla sottrazione di foreste o torbiere. Dovuto al loro impatto sul pianeta, queste “false rinnovabili” non rappresentano certo il futuro per la decarbonizzazione del settore dei trasporti.