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Addio diesel e benzina, il grave rischio corso dall’Italia | Scatta l’allarme rosso

La metà del parco auto italiano ha più di 13 anni – Giornalemotori.it

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Prova a pensare a un’Italia come Cuba, almeno dal punto di vista automobilistico. Forse questo paradosso può aiutare a immaginare un probabile scenario futuro basato sui dati attuali del parco circolante. Dal 2035 nell’Unione europea non si potranno più vendere autovetture e veicoli commerciali alimentati a benzina o diesel. Il lato oscuro di questo futuro sostenibile è che l’industria automobilistica non sembra nemmeno minimamente pronta ad affrontare questo scenario.

Tanto che il vicepresidente della Confindustria per filiere e medie imprese, Maurizio Marchesini, si è spinto a paragonare l’Italia a Cuba, dove circolano ancora auto degli anni ’50 e 60. Intervenendo il 15 febbraio alla trasmissione Zapping di Rai Radio, Marchesini ha ipotizzato che gli utenti della strada continueranno a circolare su vecchie auto a combustione perché le elettriche costeranno ancora troppo e non saranno accessibili a tutti. Quindi cubani e italiani da domani potrebbero condividere questo triste primato, quello di girare su veicoli sempre più obsoleti e pericolosi.

Non dovremmo però arrenderci a questa ipotesi apocalittica e disperare. Le soluzioni pratiche e sostenibili per il futuro della mobilità sono a portata di mano. Occorre un po’ di volontà politica per mettere in atto questo cambiamento. È necessario investire in tecnologie innovative e rendere le auto elettriche accessibili a tutti, creando infrastrutture di ricarica convenienti e affidabili. Dall’altro lato si auspica di incentivare di più l’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi, come biciclette, monopattini e mezzi pubblici.

Metà del parco auto da rinnovare

C’è un dato di fatto che non può essere negato: in Italia ci sono ancora molte auto vecchie in circolazione. Non ci troviamo di fronte allo scenario dell’Avana degli anni Cinquanta, ma la realtà è che quasi la metà delle auto sulle nostre strade ha almeno 13 anni. Se guardiamo alle emissioni inquinanti la situazione non è certo rosea. Il parco auto italiano è ancora pieno di scorie tossiche su quattro ruote, secondo i dati di Unrae (associazione costruttori esteri operanti in Italia) risalenti al 30 giugno 2022, un quarto delle macchine in circolazione è preistoria rispetto alle attuali norme Euro 4, mentre un altro 24% si attiene solo alle disposizioni minime.

Ma ci sono gli incentivi, si dirà. Purtroppo, anche in questo caso i fatti raccontano una storia diversa. Le auto elettriche costano ancora molto e i listini italiani propongono meno di 10 modelli dal prezzo inferiore a 30.000 euro. Considerando che il reddito medio annuale per una famiglia di 4 persone è di 45.438 euro, e che il tasso di disoccupazione nazionale si aggira intorno all’8%, è facile capire che l’acquisto di un’auto elettrica non sia alla portata di tutti.

Maurizio Marchesini, vicepresidente di Confindustria per filiere e medie imprese – Giornalemotori.it

Incentivi scarsi

Certo, il governo ha stanziato i contributi per l’acquisto delle elettriche. Ma gli incentivi sono rimasti lì, a prendere polvere, come i giocattoli abbandonati in soffitta. Eppure lo Stato aveva messo sul piatto 190 milioni di euro per spingere la transizione verso la mobilità sostenibile. Ma non sembra che abbiano fatto molta gola.

L’accesso agli incentivi prevede un bonus di 5.000 euro se si rottama una vecchia auto fino alla classe di emissione Euro 4, e 3.000 euro per gli altri casi. Sembra che il governo stia cercando di convincere le persone ad acquistare un’auto elettrica come se fosse merce in saldo. Ma in realtà, gli incentivi sono ben pochi per una famiglia con entrate normali, e probabilmente troppi per il bilancio dello Stato.