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Motori diesel, tieni d’occhio l’ADBlue: in caso di malfunzionamento danni da migliaia di euro

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Serbatoi da sostituire, danni alla pompa e al catalizzatore SCR. L’AdBlue è un additivo assolutamente del tutto  necessario nei diesel prodotti almeno dal 2018.  Esso- infatti- riduce sia  gli ossidi di azoto che l’inquinamento ma- nel contempo-  provoca anche danni alla vettura. In Francia questi problemi sono sempre più evidenti sui diesel Citroën, Peugeot e Volkswagen. E ora gli automobilisti chiedono che siano i costruttori a pagare per le riparazioni. Ed è il Caos!

I problemi non sono di certo nuovi e del tutto inaspettati. Ma non per questo motivo  diminuiscono, nemmeno di un millimetro,  le proteste di chi ha acquistato un’auto diesel, soprattutto se l’ha fatto fatto dopo il 2018 quando il sistema di controllo dell’inquinamento, il filtro agli ossidi di azoto (filtro NOx), chiamato anche “catalizzatore SCR“, è stato montato su tutti i veicoli a gasolio.

Il funzionamento di questo sistema richiede un additivo, il cosiddetto  l’AdBlue, immagazzinato in un serbatoio aggiuntivo da 10 a 25 litri, che costa caro e non solo in termini di acquisto ma anche per gli effetti collaterali che ha sulle prestazioni e sulla manutenzione dell’auto. Ma andiamo con ordine…

L’AdBlue serve a trasformare gli ossidi di azoto (NOx) in azoto e ossigeno. Nel 2008, quando Mercedes decise di incrementare l’esportazione dei diesel negli Usa, dovette assecondare i limiti degli NOx gli ossidi di azoto, che altro non è che  un blando inquinante più che innocuo per l’uomo. Per cercare di  ridurre l’emissione di NOx Mercedes adottò un sistema, l’SCR, che “abbatte” di molto  gli ossidi di azoto attraverso l’urea, che si trasforma dapprima in ammoniaca e poi libera l’idrogeno che serve a ottenere acqua e azoto dagli NOx. Con le norme Euro 6 anche in Europa si è generalizzato l’impego del catalizzatore SCR e da qui  ha preso il via l’uso di additivi a base di urea come l’AdBlue.

Occhio all’ AdBlue

Le prime preoccupazioni osservate, e che non vanno affatto sottovalutate,  riguardavano il consumo di AdBlue. Se i produttori dichiaravano e pure a spron battuto  la vera  necessità di fare rifornimento ogni 15.000-20.000 km, molti automobilisti hanno visto apparire un avviso prima dei 5.000 km.  E ciò è capitato soprattutto sui modelli Audi e BMW con motore diesel a sei cilindri. E – i proprietari di questi diesel lo sanno bene – dal momento che  le vetture non permettono di aggirare il rifornimento di additivo. In che senso? In pratica quando rimangono solo pochi decilitri di AdBlue, il motore può iniziare a funzionare in modalità degradata e quando ci troviamo nella conduzione. che sarebbe assolutamente da evitare, dell’  esaurimento totale dell’additivo, l’auto non parte!

Ma i guai non finiscono di certo qui: difatti nel gruppo Volkswagen (Audi, Seat, Skoda, Volkswagen) si verificano anche altri guasti: sui motori 2.0 TDI, una sonda o una pompa a volte difettoseproblemi all’iniettore o al riscaldatore.

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Completamente in garanzia per un certo periodo, queste riparazioni non sono più coperte al 100% già dopo qualche anno. E qui per evitare l’ira dei consumatori, si sta cercando di correre ai ripari e pure di gran carriera!

La logica dei consumatori è poi assolutamente  ineccepibile: questi danni erano più che prevedibili e non sono legati alle responsabilità dei proprietari di auto, dunque dovrebbero essere a carico dei costruttori. Come dargli torto? E ora si aspettano le contromosse da parte dei costruttori...